Amref: “Sud Sudan vicino al collasso, accogliamo 100 bambini malnutriti al mese”

L’operatore della ong: “Tra gennaio e marzo oltre 30mila persone sono scappate, molte famiglie non riescono né a comprare né a produrre cibo”

La ferita aperta si trova nello Unity State, colpito dalla carestia al punto che buona parte della popolazione non ha di che mangiare, ma la sofferenza scorre rapida e spietata in ogni parte del Sud Sudan, Paese africano ormai privato, a causa del sanguinoso conflitto interno, di ogni forma di sostentamento economico: qui ormai non è praticamente più possibile coltivare, e senza terra, si sa, non c’è vita.

Proclamato lo stato di carestia.

Il 20 febbraio 2017 il Governo ha dichiarato lo stato di carestia (la prima nel mondo da sei anni a questa parte) nelle contee di Leer e Mayendit, nello Unity State, appunto, e stando alle ultime stime circa il 42% della popolazione si trova in gravissime difficoltà. La crisi umanitaria sta chiaramente spingendo la popolazione a fuggire il più lontano possibile in cerca di fortuna, e da gennaio a marzo di quest’anno circa 30mila persone hanno abbandonato la propria casa per cercare rifugio in Sudan, Etiopia e Uganda.

“La situazione economica – spiega Morrish Ojok, Interim Country Manager di Amref Health Africa in Sud Sudan – resta incerta, senza miglioramenti in vista. Le politiche fiscali sono potenziali catalizzatrici di malcontento e la leadership è al collasso. Il Governo di Transizione di Unità Nazionale (TGoNU) sta tentando di incrementare le entrate aumentando le tasse. Un punto critico per il TGoNU. I prezzi delle materie prime rimangono elevati in tutto il Paese”.

L’aumento dei crimini ai danni degli operatori.

La situazione, nel complesso, è incandescente: nel Paese, stando a quanto ripostato dall’OCHA (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), sono in vertiginoso aumento molestie, rapine e intimidazioni, tanto che gli operatori umanitari hanno temporaneamente sospeso le attività nella contea di Mayendit proprio a causa di problemi di sicurezza.

“Il conflitto in corso in diverse parti del Paese – continua Ojok – ha causato scarsità di cibo anche in Stati percepiti come pacifici, tanto che due settimane fa la carestia è stata dichiarata nello Stato di Imatong, nell’Equatoria Orientale. La mancanza di sicurezza si è quindi tradotta in una riduzione delle scorte di cibo e in un aumento dei prezzi dei generi alimentari”.

Cento casi di malnutrizione infantile al mese.

La popolazione in questo momento ha tremendamente bisogno di scorte alimentari, acqua pulita, servizi igienici e vaccinazioni. Le categorie più colpite, manco a dirlo, sono le più fragili: donne e bambini. Attraverso delle partnership con organizzazioni internazionali e ong locali, Amref sta studiando il livello di malnutrizione nelle contee di Maridi e Ibba, dove mancano i dati.

“Sono andato a fare una visita di controllo di routine ai progetti e ho deciso di visitare l’ospedale di Torit, dove i sopravvissuti vengono seguiti. Il reparto pediatrico – conclude l’operatore – era pieno di bambini affetti da malnutrizione. A Yambio, dove lavoriamo, riceviamo più di 100 casi ogni mese. Alla base della malnutrizione c’è la scarsità di cibo. Alcune famiglie non riescono a comprare cibo e non sono in grado di produrne”.

Articolo preso da: La Repubblica