Il centro Rainbow di Nzara, in Sud Sudan, è nato nel 2004, quando ci fu un massiccio afflusso di rifugiati provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Repubblica Centrafricana, a causa delle continue guerre. Per sfuggire a rapimenti, violenze, stupri e scontri armati, molte persone sfollarono e cercarono rifugio e assistenza nella contea di Nzara.
Le suore missionarie comboniane decisero quindi di creare uno spazio dove queste persone potessero essere accolte, curate e assistite.
Sempre nello stesso periodo, in Sud Sudan venne lanciata una campagna nazionale per l’HIV, che portò alla luce numerosi casi. Le persone che scoprirono di essere sieropositive furono discriminate, stigmatizzate, rinnegate e abbandonate dai familiari e dalla società.
La maggior parte della popolazione colpita era costituita da donne e bambini, che spesso erano esposti a rischio di violenza e abusi, e che hanno poi visto peggiorare la loro situazione di vulnerabilità, quando hanno scoperto di essere positivi.
L’epidemia di HIV causò davvero tante vittime e molte famiglie si trovarono di fronte alle difficoltà di far crescere gli orfani che avevano perso i genitori a causa della malattia. Altre volte i bambini, se non venivano accolti in altre famiglie, rimanevano da soli ed erano costretti a badare a sé stessi e, già all’età di soli 13 o 14 anni, ad assumersi il ruolo di genitori per i fratelli più piccoli. Discriminazione, violenza, abbandono scolastico e malnutrizione divennero la vita quotidiana di molti bambini.
Fu così che le suore di Nzara decisero di aiutare queste persone sieropositive, sia adulti che bambini, con il progetto Rainbow (in inglese arcobaleno), per ridare colore alle loro vite.
Una delle principali attività del progetto Rainbow è la sensibilizzazione della comunità e l’effettuazione di test, anche nei villaggi più remoti. Chi viene trovato positivo all’HIV viene indirizzato al centro sanitario più vicino, per iniziare subito il trattamento antiretrovirale. Inoltre, i pazienti più gravi e impossibilitati a raggiungere i centri sanitari, vengono costantemente monitorati tramite visite a domicilio. Molti di loro vivono in capanne molto povere e cadenti e, in questi casi, il progetto interviene aiutandoli a costruire nuove abitazioni.
Il Centro Rainbow accoglie anche circa 350 orfani e bambini vulnerabili e aiuta gli orfani a pagare le tasse scolastiche, dalla scuola materna a quella superiore. Inoltre, ogni ultimo sabato del mese, questi bambini vengono invitati presso il Centro perché possano svolgere una serie di attività quali: ripetizioni di base di lettura, scrittura e calcolo; colloqui e incontri affinchè possano confrontarsi e condividere tra loro le proprie esperienze individuali; esercizi fisici, giochi e sport; servizi di consulenza per segnalare qualsiasi tipo di abuso, ecc. Il progetto, infine, si fa carico delle loro spese mediche.
Per riuscire a gestire così tante persone, il Centro ha anche avviato attività per generare del reddito e aiutare i beneficiari a cercare di essere auto sostenersi, pur con la consapevolezza delle difficoltà, considerato lo stato precario di salute dei positivi all’HIV. Insieme ai beneficiari del progetto, sono stati realizzati 4 grandi stagni l’allevamento dei pesci e si sta anche costruendo una fattoria dimostrativa, dove i malati possono occuparsi di allevamenti su piccola scala, produzione di olio di palma, piccole piantagioni di banane, allevamenti di pollame, orti in cui coltivare frutta e verdura.
DURATA del sostegno: 3 anni (2019-2021) – progetto in corso
LOCALITÀ: Nzara, Sud Sudan
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