Uganda: Radio Pacis racconta le storie dei rifugiati dal Sud Sudan

Una radio per dare voce a chi non ha diritti e per aiutare i popoli di diverse Nazioni a trovare un dialogo di pace.

E’ questo, in Uganda, l’obiettivo di Radio Pacis, l’emittente cattolica della diocesi di Arua, nella provincia del Nilo Occidentale, fondata e diretta dal missionario comboniano padre Tonino Pasolini, che vive nel Paese africano da oltre 38 anni.

“Noi confiniamo con il Sud Sudan – racconta padre Tonino – dove c’è una situazione davvero molto grave a causa della guerra civile e della siccità.

Ogni giorno circa 4 mila persone abbandonano il Paese e si rifugiano nel territorio della nostra diocesi. Purtroppo le emittenti europee e americane non parlano di questa tragedia. Radio Pacis lo fa”.

Infatti solo negli ultimi sei mesi sono oltre 750 mila i rifugiati giunti in Uganda dal Sud Sudan, spesso senza riuscire a portare via nulla dalle loro case.

“Quando arrivano nei campi – continua padre Pasolini – vengono dati loro beni di prima necessità.

Ma devono imparare a razionare il cibo che viene consegnato e spesso non è facile, viene data loro anche una zappa per poter coltivare un pezzettino di terra e contribuire così alla loro sopravvivenza” .

L’86% dei rifugiati è rappresentato da donne e bambini: “Un grande problema – racconta il missionario – è quello dell’educazione.

Quando i ragazzi che frequentavano le scuole elementari o le superiori nel Sud Sudan arrivano in Uganda, tutti i loro sogni di studiare e di avere un’educazione per un futuro migliore vanno completamente in frantumi.

Quindi ora le organizzazioni cercano di costruire delle scuole in modo da dare in qualche maniera una speranza a tutti questi giovani.

Anche il governo ugandese ha aperto le sue scuole perché possano accogliere i rifugiati.

Certo, non è facile, ci vogliono molti soldi e spesso non bastano neanche i sostegni delle organizzazioni umanitarie”.

Radio Pacis diventa allora l’unica voce per far conoscere al mondo la situazione dolorosa che vivono in quei campi ogni giorno. “Una volta alla settimana – spiega padre Tonino –  in team di cinque persone saliamo in auto con tutte le attrezzature, raggiungiamo uno di questi campi rifugiati distanti circa 120 km. Facciamo delle tavole rotonde, che accolgono 100 o 200 persone.

E lì, vogliamo ascoltare le loro storie, le loro difficoltà, come sono arrivate e quindi come possiamo aiutarli anche a capire che, se non diventano dei promotori di pace, non ci sarà futuro anche quando torneranno in Sud Sudan.

Il nostro obiettivo è anche quello di trasmettere agli ugandesi la grande sofferenza dei rifugiati, perché si aprano sempre di più all’accoglienza di questi sfortunati fratelli”.

Articolo preso da: Radio Vaticana