Sud Sudan, fermata la carestia peggiora la fame: sei milioni di persone a rischio

Erano 4,9 milioni a febbraio. Il rapporto “Integrated Food Security Phase Classification (IPC) update”, redatto dal governo di Juba, dalla FAO, dall’UNICEF, dal WFP e da altri partner umanitari. La situazione rimane critica in tutto il Paese: la gente riesce a fatica a trovare cibo a sufficienza ogni giorno. E’ il livello più alto di insicurezza alimentare mai registrato.

La buona notizia è che la carestia in Sud Sudan è stata ufficialmente fermata, grazie al consistente rafforzamento della risposta umanitaria: lo dice l’ultimo rapporto “Integrated Food Security Phase Classification (IPC) update”, redatto dal governo di Juba, dalla FAO, dall’UNICEF, dal WFP e da altri partner umanitari.

La brutta notizia è che la situazione rimane critica in tutto il paese, con sei milioni di persone – erano 4,9 milioni a febbraio – che riescono a fatica a trovare cibo a sufficienza ogni giorno. E’ il livello più alto di insicurezza alimentare mai registrato in Sud Sudan.

La definizione di carestia.

La carestia può essere dichiarata solo in condizioni molto specifiche: quando in una zona almeno il 20 per cento delle famiglie ha livelli estremi di carenza di cibo e limitata capacità di risposta; quando i tassi di malnutrizione acuta superano il 30 per cento; e quando il tasso giornaliero di mortalità della popolazione supera i due adulti su diecimila.

Dopo la positiva risposta umanitaria, oggi la condivisa definizione tecnica di “carestia” non è più applicabile alle contee di Leer e Mayandit dell’ex Unity State (dove era stata dichiarata a febbraio) e in altre due contee considerate ad alto rischio a febbraio: Koch e Panyijiar.

La risposta alla carestia.

E’ stata un grande lavoro congiunto del WFP, della Fao e dell’Unicef. “Con accesso e risorse, le agenzie umanitarie riescono a rispondere in modo rapido e robusto e a salvare vite umane”, ha detto Mahimbo Mdoe, Rappresentante UNICEF in Sud Sudan. “Tuttavia, si stima che oltre un milione di bambini in Sud Sudan siano malnutriti.

L’insicurezza alimentare è un vero problema, come lo sono la mancanza di cure mediche, le cattive condizioni dell’acqua e dei servizi igienici e, particolarmente importante, l’accesso ai bambini che hanno bisogno di cure. Ad oggi, troppe zone del paese rimangono inaccessibili a causa dell’insicurezza, con centinaia di migliaia di bambini sull’orlo della catastrofe”.

Chi ha fatto cosa.

Il WFP ha aiutato, dall’inizio dell’anno,   3,4 milioni di persone in Sud Sudan dando assistenza nutrizionale e alimentare d’emergenza per 2,6 milioni di persone sfollate o colpite dal conflitto, oltre ad aiuti per rafforzare la resilienza agli shock e per il sostegno continuo dei rifugiati (800mila persone raggiunte).

La FAO ha fornito kit per la pesca, per la coltivazione di verdure e per la coltura di sementi ad oltre 2,8 milioni di persone, di cui 200mila nelle aree affette da carestie ed ha vaccinato oltre sei milioni di capi di bestiame, fondamentali mezzi di sussistenza per salvare vite umane. Dall’inizio dell’anno, l’UNICEF, insieme ai suoi partner, ha trattato più di 76mila bambini in condizione di malnutrizione acuta severa (SAM) ed ha   garantito acqua potabile a 500mila persone e l’accesso a strutture sanitare ad altre 200mila.

L’UNICEF, il WFP e i loro partner hanno anche aumentato il dispiegamento di missioni di risposta rapida, che utilizzano elicotteri e lanci di cibo per raggiungere le comunità isolate. Da febbraio, 25 missioni sono state condotte negli stati di Unity, in Upper Nile e in Jonglei, raggiungendo oltre 40.000 bambini.

Peggiora la fame.

Il conflitto armato, i raccolti inferiori alla media, l’aumento dei prezzi degli alimenti e le conseguenze dovute alla stagione di magra aumentano l’insicurezza alimentare. Quello che è sempre stato il granaio del Sud Sudan, la pare sud-ovest del Paese, registra oggi livelli di fame senza precedenti: le comunità agricole sono state costrette ad abbandonare i campi a causa del conflitto, sono emigrate nei Paesi limitrofi. Gli analisti prevedono per il 2018 un disavanzo nazionale di cereali a livelli record. Anche sulla riva occidentale del fiume Nilo, nella zona nord-orientale del Paese, la fame è divampata a causa del conflitto.

I numeri della fame.

Un punto sotto alla carestia, nella scala dell’IPC: 1,7 milioni  di persone a rischio (a febbraio erano un milione). Venticinquemila  persone negli ex Unity State e ventimila a Jonglei vivono in condizioni terribili. “La crisi non è terminata. Stiamo giusto mantenendo le persone in vita ma in moltissimi rischiano la fame estrema e sono sull’orlo del baratro”, ha detto Dominique Burgeon, Direttore delle Emergenze della FAO.

“L’unico modo per fermare questa situazione disperata è fermare il conflitto, assicurare il libero accesso e dare la possibilità alle persone di riprendere possesso dei loro mezzi di sussistenza.”

La malnutrizione acuta.

E’ancora una forte emergenza di salute pubblica in molte aree del Sud Sudan: si registrano tassi di Malnutrizione Acuta Globale al di sopra del 15 per cento, soglia d’emergenza stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con un picco del 26,1 per cento nell’ex contea Duk nello Stato di Jonglei.

Si prevede un ulteriore peggioramento della situazione a luglio, con il picco della stagione di magra, quando le scorte alimentari delle famiglie tradizionalmente si esauriscono prima del successivo raccolto.

Salvare i risultati raggiunti.

Le tre agenzie delle Nazioni Unite hanno avvertito che i progressi fatti non devono andare perduti.  “I progressi fatti nelle contee colpite dalla carestia mostrano cosa si può riuscire a fare quando l’assistenza continuata raggiunge le famiglie.

Ma c’è ancora molto da fare”, ha avvertito Joyce Luma, Rappresentante e Direttrice WFP in Sud Sudan. “Questa è una crisi che continua a peggiorare, con milioni di persone che rischiano la fame se si interrompe l’assistenza umanitaria. E’ imperativo che questo conflitto termini.”

Articolo preso da: La Repubblica